In questo articolo vi propongo la mia recensione di un libro che può sembrare lontano dal tema della sostenibilità, di cui generalmente mi occupo, ma dove in realtà ho ritrovato un collegamento significativo. Forse gli amanti delle piante lo conosceranno bene, perchè si tratta de L’incredibile viaggio delle piante di Stefano Mancuso, pubblicato nel 2018 dalla Editori Laterza ed arricchito dai particolari acquarelli dell’artista Grisha Fischer.
Prima di passare alle mie impressioni, mi sembra però doveroso accennare qualche informazione in merito all’autore.
L’AUTORE:
Stefano Mancuso è un botanico, saggista, scienziato italiano di fama internazionale, nonchè professore all’Università di Firenze, che nel 2005 decide di fondare, presso la medesima Università, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) destinato agli studi sul comportamento delle piante. Autore di diversi testi e pubblicazioni di carattere scientifico su riviste internazionali, Mancuso si è aggiudicato l’International Award per le idee innovative e le tecnologie per l’agribusiness dell’United Nations Industrial Development Organization per la startup Jellyfish Barge: la serra modulare galleggiante per l’agricoltura urbana, in grado di generare la propria acqua ed energia utilizzando energia solare. Membro fondatore dell’International Society For Plant Signaling & Behavior, nel 2018 riceve il Premio Galileo per la divulgazione scientifica, mentre nel 2019 un’altra sua opera, La Nazione delle piante, viene tradotta in diverse lingue e venduta in tutto il mondo.
COSA MI HA COLPITO DI QUESTO LIBRO?
Sicuramente la copertina, dove un acquarello dell’artista Grisha Fischer rappresenta un’insolita e misteriosa mappa che ci accompagnerà per tutta la lettura, oltre ad un titolo inusuale; pensando alle piante, infatti, sono sempre stata convinta del fatto che queste non si possano muovere, figuriamoci avventurarsi in un viaggio!
Nulla di più sbagliato…
LE PIANTE SI MUOVONO!
Mancuso, raccontandoci i diversi annedoti di questo “incredibile viaggio”, che si interseca con la storia dell’uomo, ha saputo smentire i tanti luoghi comuni legati alle piante, facendoci riflettere su quanto poco conosciamo questi organismi, in particolare la loro forza e capacità di sopravvivere, paragonabili a quella del mondo animale.
Ciò che conosciamo delle piante è molto poco e, spesso, questo poco è sbagliato. Siamo convinti che le piante non siano in grado di percepire l’ambiente che le circonda mentre la realtà è che, al contrario, sono più sensibili degli animali. Siamo sicuri che si tratti di un mondo silenzioso, privo della capacità di comunicare e, invece, le piante sono grandi comunicatrici. Siamo certi che non intrattengono nessun tipo di relazione sociale e, viceversa, sono organismi prettamente sociali. Siamo soprattutto, certissimi che le piante siano immobili. Su questo siamo irremovibili.
Ed è proprio su quest’ultima riflessione considerata “irremovibile” dalla maggior parte delle persone, me compresa come accenavo all’inizio, che si struttura tutto il libro, e l’autore, già nel prologo, mette in chiaro un concetto che nella sua semplicità spiazza il lettore: le piante non si spostano, ma si muovono!
L’aggettivo che le definisce, infatti, non dovrebbe essere immobili, ma sessili o, se preferite, radicate. Un organismo sessile non può spostarsi dal luogo in cui è nato, ma può muoversi come e quanto più gli aggrada”
Questo concetto lo si comprende bene vedendo un time lapse di una pianta che cresce.
Direste ancora che una pianta non si muove?! Leggendo questo libro si comprende quante strategie le piante abbiano escogitato e sviluppato per fare ciò: disperdendo semi grazie al vento, facendosi trasportare dagli animali, cadendo a terra vicino la piante madre….e molte altre.
Altro aspetto di questo libro che mi ha colpita è che l’autore, nonostante la sua brillante carriera come docente, spiega le diverse curiosità sul mondo vegetale non in chiave accademica, ma raccontando delle storie, alcune basate su incontri ed esperienze personali, affascinando così il lettore.
Ci possiamo allora imbattere nei Hibakujumoku ossia gli alberi reduci dalla bomba atomica e che in Giappone chiunque conosce e rispetta, oppure potremo incontrare dei Viaggiatori del tempo considerati veri campioni di longevità, come l’Old Tjikko, un’abete rosso considerato l’albero più antico del mondo con i suoi 10.000 anni.
Ma non voglio svelarvi altro, perchè questo libro è un vero e proprio viaggio che ognuno di noi dovrebbe concedersi, lasciandosi trascinare dal fascino e dalla tenacia delle piante, che attraverso il loro modo di vivere ci insegnano la consapevolezza e la capacità di sapersi adattare ad ogni cambiamento.
Come affermavo all’inizio ho trovato questa lettura interessante e ben collegata al tema della sostenibilità, in quanto è proprio osservando e conoscendo il mondo vegetale che si può ben capire che risorsa straordinaria sia la natura e quanto possiamo imparare da essa…dobbiamo solo saperla rispettare.